La pandemia in cui ci troviamo ancora immersi e con la quale non abbiamo imparato a convivere esalta ancora di più il ruolo critico delle infrastrutture per la continuità dei servizi vitali. Questo è particolarmente vero ora perché stiamo affrontando una emergenza che dilata e mescola insieme le fasi temporali, che altri eventi pur gravi ci avevano abituato invece a farci riconoscere. Un terremoto o una inondazione, piuttosto che un evento meteorologico estremo si caratterizzano molto spesso per brevità temporale di accadimento e lunghezza temporale nella gestione delle conseguenze. Ora invece è l’evento stesso che si presenta con una fase di durata temporale lunga e con lo stretto legame tra comportamento della comunità e conseguenze del suo effetto. La dilatazione della fase temporale della emergenza e la dinamicità dell’intensità dell’impatto rendono maggiormente significativo il ruolo delle infrastrutture fisiche per garantire servizi e beni alla comunità. Basti pensare alle infrastrutture collegate alla gestione del sistema sanitario, piuttosto che a tutte quelle che garantiscono servizi essenziali, come la fornitura della corrente elettrica, dell’energia, dell’acqua e del suo trattamento, della gestione dei rifiuti.
La riconosciuta criticità delle infrastrutture per garantire questi servizi essenziali fa si che il loro non o mal funzionamento innesti effetti a cascata molto gravi. Ecco allora che la loro tutela assume un valore prioritario. Perché questo possa avvenire però è necessario che i diversi portatori di interesse, ritrovando tra questi i proprietari e gestori dell’infrastruttura, chi progetta e costruisce l’infrastruttura e la stessa comunità nel cui territorio essa trova collocazione, svolgano appieno il loro compito, in particolare quando non si è in fase di emergenza.
Per compito intendo tutte quelle attività che permettono di concepire, localizzare, progettare, costruire, gestire e rinnovare o riconvertire l’infrastruttura, rendendola resiliente e quindi sostenibile per tutto il suo ciclo di vita. Il protocollo di certificazione Envision™ rappresenta proprio la guida per rendere concreto questo approccio inclusivo e con una visione temporale completa. Prima ancora che un sistema di valutazione della sostenibilità di una infrastruttura, Envision™ è il project manager che guida ogni stakeholder a svolgere bene il suo “compito”, permettendo di tutelare l’infrastruttura ed il servizio che da essa consegue. Il framework Envision™ assiste nella pianificazione, progettazione, costruzione e gestione di infrastrutture sostenibili e resilienti. In particolare ci riferiamo alle infrastrutture fisiche per esempio del settore energetico, del ciclo dell’acqua, dei rifiuti, dell’informazione, dei trasporti e del paesaggio. Nella sostanza sono presentate una serie di misure che a seconda dei casi interessano i diversi portatori di interesse, possibili differenti fasi temporali, possibili diversi livelli di applicazione. Per una dettagliata descrizione del framework Envision rimando al sito di www.envisionitalia.it, di https://sustainableinfrastructure.org/.
Il framework Envision™ si distingue dagli altri sistemi di rating di “sostenibilità”, come LEED®, Well® o Bream®, non solo per l’oggetto a cui si applica, l’infrastruttura fisica, complementare e ben distinta dagli edifici in cui la caratteristica è la presenza continuativa di persone e il focus si concentra molto sulla qualità ed il benessere di chi in essi vive o lavora.
Aspetti di struttura del protocollo
- Non sono presenti tra le misure da scegliere (normalmente definite “crediti” per chi già usa o conosce i protocolli) prerequisiti di categoria. Il prerequisito intende definire misure con soglie di base, che valutano quantitativamente o qualitativamente, parametri minimi da adottarsi. In genere lo scopo è quello di definire uno smarcamento tra le richieste standard della norma e il punto di partenza delle richieste del protocollo. In Envision™ è invece il diverso livello di possibile applicazione della misura, “levels of achievement” come descrivo in seguito, che di fatto definisce in genere i livelli superiori allo standard. L’approccio presente credo sia significativo, perché libera il team di progetto nella scelta sia dei crediti che dei diversi livelli di possibile raggiungimento, di fatto rendendo le misure adattabili alla tipologia di infrastruttura, al contesto in cui si collocano ed alle mutevoli esigenze della complessità del sistema in cui operano.
- Ogni misura ha diversi possibili livelli di raggiungimento e conseguentemente diversi possibili punteggi. Questo sistema di valutazione permette di applicare in maniera incrementale ogni singola misura, secondo il livello “improved”, “enhanced”, “superior”, “conserving” e “restorative”. I diversi livelli incorporano di fatto ed in maniera chiara non solo le logiche della mitigazione, dall’evitare l’impatto “avoid” al ridurne gli effetti con “minimization”, “abatement” e “offsetting”, ma si spinge attraverso il net zero impact fino al livello rigenerativo.
- Per molti crediti non sono definiti base-line a priori. Questo aspetto oltre ad essere congruente con l’assenza di prerequisiti di categoria, lascia al framework Envision™ la possibilità di bene adattarsi alle diverse tipologie di infrastrutture ed alle diverse situazioni tra regioni o addirittura paesi diversi.
Aspetti di impostazione di fondo
- Comunità, localizzazione, opera, capacità di funzionare sostenibilmente per tutto il suo ciclo di vita. Le cinque aree o categorie all’interno delle quali si sviluppano le diverse misure mirano di fatto a:
- soppesare la capacità dei portatori di interesse a svolgere in maniera ottimale il “compito” a ciascuno assegnato e a coinvolgere fin dalla fase di pianificazione, la comunità locale. Questi aspetti si sviluppano nelle aree Quality of life e Leadership;
- definire quantitativamente come la costruzione e gestione dell’opera interagisce con l’uso delle risorse, in particolare i materiali, l’energia e l’acqua;
- definire affinchè l’opera interagisca positivamente con l’ambiente naturale nel quale è inserita;
- soppesare la capacità resiliente dell’infrastruttura, nel fornire i servizi vitali che la identificano, nei confronti di eventi attesi o inaspettati che possono manifestarsi.
Come usare Envision™.
- Envision™ è uno strumento prima ancora che un protocollo. E’ strumento di project management nella misura in cui diviene matrice sulla quale la proprietà e il team di progetto concepiscono, progettano e fanno costruire l’opera. A questo si aggiunge il coinvolgimento della comunità e dei diversi portatori di interesse, fin dalle prime fasi. Il tutto può quindi essere riconosciuto esternamente attraverso il processo di verifica di parte terza con conseguente raggiungimento dei diversi livelli di certificazione.
- Per gli enti gestori dell’infrastruttura Envision™ può anche essere strumento di verifica delle performance di sostenibilità nella fase di operatività dell’infrastruttura. Come ente fornitore di servizi, infatti, ci si deve chiedere in quale modo sono valutate la sostenibilità e resilienza delle infrastrutture. Envision™ aiuta in questo compito, non solo perché è già un framework strutturato ma perché può anche essere usato per definire diversi livelli di riferimento rispetto ai quali valutare le infrastrutture in gestione, capirne così gli aspetti di miglioramento possibile, definire gli obiettivi.
Envision™ diventa in questo modo lo strumento che guida le decisioni per la destinazione delle risorse in maniera oculata, mirata e soprattutto finalizzata alla continuità del servizio durante il ciclo di vita dell’infrastruttura.
Possibili miglioramenti ed evoluzioni
La pandemia in corso ci sta insegnando molte cose perché evidenzia, purtroppo attraverso la dolorosa e drammatica esperienza diretta, le vulnerabilità del sistema socio-tecnologico che finora abbiamo sviluppato. In questo anche le infrastrutture sono pienamente coinvolte.
Basti pensare a tutta l’area del trasporto pubblico, in particolare nelle grandi città. La sua impostazione è basata unicamente sul perseguimento dell’efficienza della prestazione (tasso di occupazione dei mezzi), questo parametro però diviene ora elemento di minaccia e pericolo per l’utenza e quindi in contrasto con la stessa missione del servizio di trasporto pubblico.
Da questo alcune considerazioni:
La categoria Climate and Resilience del protocollo credo possa dare un contributo fondamentale per affrontare il tema dei pericoli e delle vulnerabilità, sopra evidenziato. Per fare questo ritengo auspicabile, a maggior ragione per il ruolo critico svolto dalle infrastrutture, una evoluzione delle misure richieste dal Risk assessment al Resilience assessment. Questo significa non solo richiedere l’applicazione di strategie di riduzione del rischio che si caratterizzino per rendere il sistema inclusivo, robusto, flessibile, ridondante…. (vedi i riferimenti al Rockfeller Foundation’s City Resilience Framework in CR 2.4…), ma cogliere meglio la variabile temporale e le diverse fasi del ciclo di resilienza che la infrastruttura deve affrontare durante un evento distruttivo.
Anche quanto richiesto in CR2.6 relativamente all’integrazione delle infrastrutture fisiche ritengo dovrebbe andare oltre la sola finalità di migliorare l’efficienza dei servizi resi, ma indagare la loro interdipendenza e valutare quanto possono vicendevolmente aiutarsi per garantire livelli minimi di servizio, durante eventi distruttivi.
Considerazioni finali
Infine, dopo avere voluto condividere qui queste riflessioni su alcuni aspetti che ritengo positivi dello strumento Envision, mi riprometto di approfondire altri in seguito, rimanendo a disposizione di chi volesse avere altre specifiche indicazioni e/o magari iniziare un percorso di miglioramento della sostenibilità e resilienza, con l’uso diretto di Envision™.