Vi sono varie definizioni di resilienza. Ancora oggi non vi è una comune interpretazione tra le diverse discipline scientifiche e questo genera confusione. Ho raggruppato, a seguire, quelle che per me sono le più significative negli ambiti in cui opero. In particolare, se il sistema a cui ci riferiamo è quello urbano della “città” nelle sue possibili diverse dimensioni di scala ( area metropolitana, quartiere, comunità e singolo edificio…), capire quanto la città è resiliente ai sempre più frequenti shocks e stress è un prerequisito funzionale a concepire i progetti di trasformazione urbana in maniera realmente sostenibile nel tempo.

Tra queste definizioni di “resilienza” riferisco particolare importanza a due. Quella che proviene dal contesto del Network Centric Operation (NCO): La resilienza fornisce ad una entità (Organizzazione, comunità, individuo, sistema, insieme di sistemi, città…) l’abilità di riparare, sostituire, rappezzare o altrimenti ricostituire la capacità persa o la prestazione ( e quindi l’efficacia) almeno in parte e nel tempo, da disgrazie, danni o una perturbazione destabilizzante nell’ambiente. In questa definizione è dato particolare rilievo alla capacità di recupero del sistema ( NCO non racchiude nella resilienza l’adattamento perchè lo qualifica come proprietà necessaria ed assestante del sistema). La seconda che proviene dalla statunitense National Academy of Science (NAS), che definisce: La resilienza del sistema, definito nei suoi limiti e confini, rappresenta la capacità di prepararsi e pianificare per, assorbire, recuperare da, e con maggiore successo adattarsi alle avverse condizioni.

La resilienza risulta priva di significato se non si considera:

  • il fattore tempo entro il quale recuperare una soglia minima accettabile di operatività;

  • per chi e cosa si valuta la resilienza del sistema.

Essa è quindi più processo che proprietà del sistema e si manifesta in occasione di eventi che modificano l’equilibrio del sistema, sviluppandosi secondo diverse e definite fasi temporali.

Resilienza urbana: COSTRUIRE COMUNITA' RESILIENTI.

Costruire comunità resilienti significa rendere attori i cittadini della trasformazione e rigenerazione dell’ambiente urbano o del territorio in cui vivono. Non si tratta solo di ascoltare i bisogni, ma di farlo attraverso un percorso che permetta di individuare le funzioni vitali per la comunità, valutare come possano essere influenzate dagli eventi e capire dove prioritariamente investire per rendere la comunità capace di recuperare velocemente ed adattarsi e crescere.

COME SVILUPPO IL PROGETTO?

Attraverso incontri e workshop con la comunità, guido i leaders ed i portatori di interesse a:

  1. Individuare le funzioni vitali per la comunità;

  2. Valutare il loro comportamento per i pericoli già noti;

  3. Sviluppare tale valutazione per ogni dominio in cui la comunità si manifesta;

  4. Sviluppare tale valutazione per ogni fase temporale del ciclo di resilienza;

  5. Fornire una immagine qualitativa dei punti deboli e da migliorare per ogni dominio e fase temporale della resilienza.

Resilienza urbana: SERVIZI ED INFRASTRUTTURE RESILIENTI.

Comprendere il grado di interdipendenza reciproca, sia a livello di servizio che di infrastrutture essenziali, significa traslare l’attenzione sui valori fondamentali, sulla complementarietà tra i diversi operatori, nella condivisione di un comune ambiente di azione, il sistema urbano. Il fine è quello di individuare strategie comuni per garantire la prestazione, anche in termini di servizio minimo, in condizioni mutevoli che interessano l’ambiente di azione o l’ente stesso, che gestisce quel servizio.

Attraverso incontri e workshop con i fornitori di servizi urbani e gestori di infrastrutture, li guido nel percorso di:

  1. Conoscenza dell’ambiente urbano in cui si svolgono i servizi;

  2. Individuazione delle attività ed infrastrutture essenziali per la città;

  3. Valutazione della interdipendenza dei servizi ed infrastrutture;

  4. Valutazione degli effetti cascata derivanti dalla reciproca dipendenza;

  5. Valutazione degli effetti cascata dovuti ad impatti;

  6. Individuazione dei progetti di miglioramento.

Remigio Antonio Rancan

Sono ingegnere civile edile, abilitato alla libera professione dal 1992. Ho maturato una pluriennale esperienza nell’applicazione di strategie di riduzione del rischio, per il miglioramento di edifici ed infrastrutture esistenti ed al fine di rendere le comunità meno vulnerabili a pericoli naturali e derivati dall’azione dell’uomo. Come professionista accreditato nei rating systems per la trasformazione urbana sostenibile, conosco ed applico differenti misure “green”.

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La mia missione oggi consiste nell’affiancare organizzazioni, imprese e città a svilupparsi e crescere in un ambiente in continuo ed incerto cambiamento. Li guido nel percorso di valutazione della resilienza delle funzioni critiche. Permetto così ai decisori di collocare le risorse per i progetti di trasformazione urbana ed infrastrutturale, in base al contributo di questi alla resilienza ai disastri dell’intero sistema.

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